In questo “lunari pal 2011” viene presentata una parte significativa dell’opera dell’artista goriziano MarioDelchin (1907 - 1990).
Nei dodici mesi dell’anno sono raffigurate altrettante vedute di una Gorizia d’altri tempi.
I colori caldi e le atmosfere avvolgenti, ma nel contempo statiche, ci trasportano in un tempo non ben definito: l’artista sembra voler far meditare l’osservatore sui luoghi maggiormente significativi di una città elegante, sobria e paludata di quell’ordinata austro - ungheria che per i più è un ricordo lontano e glorioso. Sono a tutti gli effetti delle istantanee di un passato non troppo remoto che ci porta a riflettere intensamente su di una città amata e perduta, su di un vivere diverso nel quale il succedersi delle stagioni e delle feste cadenzava un’esistenza genuina e imbevuta della semplice nobiltà dei gesti quotidiani, delle tradizioni più antiche e di quella cordialità rispettosa che da secoli caratterizza questa terra mitteleuropea. Mario Delchin ha vissuto e lavorato a Gorizia in qualità di Vice Segretario Generale del Comune cittadino. Durante il secondo conflitto mondiale ha operato nella zona dei Balcani ottenendo la croce al merito di guerra. Diviene poi Capodivisione dei servizi anagrafici fino al 1969 anno in cui si dimette per ragioni di salute. Proprio allora, nonostante i problemi di vista, per pura passione e diletto, incomincia a dipinge le vedute di Gorizia che ci accompagneranno lungo questo 2011.
I dodici olii su tela o legno raffigurano: Borgo Piazzutta e il Ponte sul Corno, i portici di via Rastello, Palazzo Attems Santa Croce (Municipio), Cortile interno del Seminario Verdenbergico (oggi Biblioteca Statale e Civica), Cocevia verso est, particolare del Parco Coronini Cromberg, Palazzo Coronini Cromberg, Via della Scuola Agraria, Chiesa di Sant’Antonio piccolo, Cortile interno del Castello, Corso Francesco Giuseppe (oggi Giuseppe Verdi), Salita alla Cappella.
I colori caldi e le atmosfere avvolgenti, ma nel contempo statiche, ci trasportano in un tempo non ben definito: l’artista sembra voler far meditare l’osservatore sui luoghi maggiormente significativi di una città elegante, sobria e paludata di quell’ordinata austro - ungheria che per i più è un ricordo lontano e glorioso. Sono a tutti gli effetti delle istantanee di un passato non troppo remoto che ci porta a riflettere intensamente su di una città amata e perduta, su di un vivere diverso nel quale il succedersi delle stagioni e delle feste cadenzava un’esistenza genuina e imbevuta della semplice nobiltà dei gesti quotidiani, delle tradizioni più antiche e di quella cordialità rispettosa che da secoli caratterizza questa terra mitteleuropea. Mario Delchin ha vissuto e lavorato a Gorizia in qualità di Vice Segretario Generale del Comune cittadino. Durante il secondo conflitto mondiale ha operato nella zona dei Balcani ottenendo la croce al merito di guerra. Diviene poi Capodivisione dei servizi anagrafici fino al 1969 anno in cui si dimette per ragioni di salute. Proprio allora, nonostante i problemi di vista, per pura passione e diletto, incomincia a dipinge le vedute di Gorizia che ci accompagneranno lungo questo 2011.
I dodici olii su tela o legno raffigurano: Borgo Piazzutta e il Ponte sul Corno, i portici di via Rastello, Palazzo Attems Santa Croce (Municipio), Cortile interno del Seminario Verdenbergico (oggi Biblioteca Statale e Civica), Cocevia verso est, particolare del Parco Coronini Cromberg, Palazzo Coronini Cromberg, Via della Scuola Agraria, Chiesa di Sant’Antonio piccolo, Cortile interno del Castello, Corso Francesco Giuseppe (oggi Giuseppe Verdi), Salita alla Cappella.