Il Lunari cerca di rendere in immagini la "poesia " di questa contrada; lo si potrebbe titolare " ... per non dimenticare ". Che cosa?
Orti, campi, persone semplici e dignitose, ricche di esperienza e di saggezza, che ci hanno resi partecipi di un mondo che troppo velocemente sta scomparendo.
Il Borgo San Rocco, chiamato anticamente Sotto la Torre, è tra i più vecchi di Gorizia. I suoi abitanti lo avevano diviso idealmente in due parti: dalla Via Voge!, dov 'esso aveva inizio, sino alla Chiesa parrocchiale, e da quella, per la via Lunga, sino alla Via della Scuola agraria, trascurando d 'includere le altre vie contermini, perché di data recente.
Da ciò quindi gli ufièi (rape), come venivano soprannominati i sanroccari: senza coda i primi, e colla coda i secondi . Tale nomignolo era stato forse affibbiato loro, perché alcune donne di Borgo San Rocco andavano a vendere, durante l'inverno, le rape lessate per la città.
Borgo agreste quindi, specialmente la parte abitata da quelli con la coda, avente due grandi bacini (laips) per abbeverare gli animali, ampi portoni per lasciar passare i carri di fieno, poesia rustica nei cortili ove il pollame, dopo aver razzolato nel letamaio adombrato dalle ficaie, invadeva le cucine, poste a pianterreno. Sulle scale esterne di legno bambine giocanti col gatto, sul poggiolo cassette di maggiorana, di basilico e una lunga teoria di gerani e di garofani dalle tinte più svariate. Nella piazza del borgo la Chiesa a una navata, dedicata ai Santi Sebastiano e Rocco, con una pala d 'altare di Alessandro Varotari e i dossali degli stalli corali chiaroscurati dal pittore goriziano Antonio Paroli. La fontana con l'ampia vasca, fiancheggiata da due alti ippocastani, completava il paesaggio di quell 'angolo di vecchia Gorizia. (da R.M. Cossàr: "Cara vecchia Gorizia ")
Il Borgo San Rocco, chiamato anticamente Sotto la Torre, è tra i più vecchi di Gorizia. I suoi abitanti lo avevano diviso idealmente in due parti: dalla Via Voge!, dov 'esso aveva inizio, sino alla Chiesa parrocchiale, e da quella, per la via Lunga, sino alla Via della Scuola agraria, trascurando d 'includere le altre vie contermini, perché di data recente.
Da ciò quindi gli ufièi (rape), come venivano soprannominati i sanroccari: senza coda i primi, e colla coda i secondi . Tale nomignolo era stato forse affibbiato loro, perché alcune donne di Borgo San Rocco andavano a vendere, durante l'inverno, le rape lessate per la città.
Borgo agreste quindi, specialmente la parte abitata da quelli con la coda, avente due grandi bacini (laips) per abbeverare gli animali, ampi portoni per lasciar passare i carri di fieno, poesia rustica nei cortili ove il pollame, dopo aver razzolato nel letamaio adombrato dalle ficaie, invadeva le cucine, poste a pianterreno. Sulle scale esterne di legno bambine giocanti col gatto, sul poggiolo cassette di maggiorana, di basilico e una lunga teoria di gerani e di garofani dalle tinte più svariate. Nella piazza del borgo la Chiesa a una navata, dedicata ai Santi Sebastiano e Rocco, con una pala d 'altare di Alessandro Varotari e i dossali degli stalli corali chiaroscurati dal pittore goriziano Antonio Paroli. La fontana con l'ampia vasca, fiancheggiata da due alti ippocastani, completava il paesaggio di quell 'angolo di vecchia Gorizia. (da R.M. Cossàr: "Cara vecchia Gorizia ")
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