Le illustrazioni che corredano il Lunari pal 1984 sono tratte da xilografie del prof. Tranquillo Marangoni, appartenenti alla collezione del il dott. Giovanni Cossar. Le note storiche sono opera del rag. Luciano Spangher.
All'esterno della «Grapa», cioè del fossato che cingeva la città murata che si era venuta sviluppando ai piedi del colle del Castello e, con più precisione, nella campagna che si estende a sud della porta del Carso (la cui torre è tuttora esistente), si era pian piano creato un nuovo insediamento i cui abitanti, tutti agricoltori, espressero ben presto il desiderio di ottenere l'erezione di un'idonea casa per il culto.
La richiesta venne in breve accolta dalle autorità ecclesiastiche del tempo e infatti il 19.9.1497 queste concessero il proprio parere favorevole per l'erezione di una cappella dedicata ai Santi Sebastiano martire e Rocco confessore in località «…sotto la Torre di Gorizia...», come detto nel documento.
Fra gli altri, contribuirono con larghezza di mezzi per la sua costruzione i nobili Febo, Giovanni e Nicolò della Torre e la nuova cappella venne consacrata da Daniele de Rubeis, vescovo di Caorle e vicario del patriarca d'Aquileia Marino Grimani.
La chiesetta venne dotata di un bellissimo altare ligneo ed in questo modo i bisogni religiosi degli abitanti vennero soddisfatti e la cappella assiduamente frequentata, tanto che, per concessione dei parroci della pieve madre di S. Ilario e Taziano (il Duomo), vi si· celebrarono spesso anche i battesimi e gli sposalizi. Essendo aumentati di numero gli abitanti della nuova frazione goriziana, poco dopo il '600 vennero portati a compimento nuovi lavori di ampliamento ed adattamento della chiesa.
Uno dei motivi che aveva spinto avanti l'iniziativa va però ricercato anche nel fatto che la città era appena uscita da una gravissima pestilenza (peste bubbonica del 1623), e che i goriziani volevano così esprimere il loro ringraziamento al Signore ed a San Rocco. La nuova chiesa ed il nuovo altare di marmo (che sostituì quello guasto di legno), vennero consacrati nel 1637.
Una nuova pestilenza, stavolta molto più grave, nel 1682, riportò alle cronache la chiesa di S. Rocco che, il 7.2.1683, vide una moltitudine di quattromila cittadini recarsi in processione per ringraziare Dio e il Santo per lo scampato pericolo. Per l'occasione venne anche coniata una medaglia in piombo da appendere al collo.
Nel 1851 il borgo e la piazza vennero sistemati dal comune e nel 1909 quest'ultima venne nuovamente abbellita con l'erezione di una fontana pubblica (dono di Antonio Lasciac), che sostituì il vecchio pozzo dei patriarchi.
Nel 1898 venne invece rifatta la facciata della chiesa, in stile ionico, su progetto dell'ing. Giovanni Brisco.
All'interno della chiesa degne di nota sono la tela dell'altare maggiore (presumibilmente della scuola di Palma il Giovane), restaurata da G.M. Lichtenreit nel 1769 e la Via Crucis di A. Paroli (1750-1760).
La chiesa, che è sede parrocchiale, possiede i registri dei nati dal 1798, dei matrimoni dal 1785 e dei morti dal 1784.
All'esterno della «Grapa», cioè del fossato che cingeva la città murata che si era venuta sviluppando ai piedi del colle del Castello e, con più precisione, nella campagna che si estende a sud della porta del Carso (la cui torre è tuttora esistente), si era pian piano creato un nuovo insediamento i cui abitanti, tutti agricoltori, espressero ben presto il desiderio di ottenere l'erezione di un'idonea casa per il culto.
La richiesta venne in breve accolta dalle autorità ecclesiastiche del tempo e infatti il 19.9.1497 queste concessero il proprio parere favorevole per l'erezione di una cappella dedicata ai Santi Sebastiano martire e Rocco confessore in località «…sotto la Torre di Gorizia...», come detto nel documento.
Fra gli altri, contribuirono con larghezza di mezzi per la sua costruzione i nobili Febo, Giovanni e Nicolò della Torre e la nuova cappella venne consacrata da Daniele de Rubeis, vescovo di Caorle e vicario del patriarca d'Aquileia Marino Grimani.
La chiesetta venne dotata di un bellissimo altare ligneo ed in questo modo i bisogni religiosi degli abitanti vennero soddisfatti e la cappella assiduamente frequentata, tanto che, per concessione dei parroci della pieve madre di S. Ilario e Taziano (il Duomo), vi si· celebrarono spesso anche i battesimi e gli sposalizi. Essendo aumentati di numero gli abitanti della nuova frazione goriziana, poco dopo il '600 vennero portati a compimento nuovi lavori di ampliamento ed adattamento della chiesa.
Uno dei motivi che aveva spinto avanti l'iniziativa va però ricercato anche nel fatto che la città era appena uscita da una gravissima pestilenza (peste bubbonica del 1623), e che i goriziani volevano così esprimere il loro ringraziamento al Signore ed a San Rocco. La nuova chiesa ed il nuovo altare di marmo (che sostituì quello guasto di legno), vennero consacrati nel 1637.
Una nuova pestilenza, stavolta molto più grave, nel 1682, riportò alle cronache la chiesa di S. Rocco che, il 7.2.1683, vide una moltitudine di quattromila cittadini recarsi in processione per ringraziare Dio e il Santo per lo scampato pericolo. Per l'occasione venne anche coniata una medaglia in piombo da appendere al collo.
Nel 1851 il borgo e la piazza vennero sistemati dal comune e nel 1909 quest'ultima venne nuovamente abbellita con l'erezione di una fontana pubblica (dono di Antonio Lasciac), che sostituì il vecchio pozzo dei patriarchi.
Nel 1898 venne invece rifatta la facciata della chiesa, in stile ionico, su progetto dell'ing. Giovanni Brisco.
All'interno della chiesa degne di nota sono la tela dell'altare maggiore (presumibilmente della scuola di Palma il Giovane), restaurata da G.M. Lichtenreit nel 1769 e la Via Crucis di A. Paroli (1750-1760).
La chiesa, che è sede parrocchiale, possiede i registri dei nati dal 1798, dei matrimoni dal 1785 e dei morti dal 1784.
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