Anna Bombig nasce il 4 luglio del 1919 a Firenze da genitori friulani, profughi durante la Prima Guerra Mondiale, e abita a Farra d’Isonzo in via Verdi 14 fino alla sua scomparsa avvenuta il 20 maggio 2013.
Anna Bombig nasce il 4 luglio del 1919 a Firenze da genitori friulani, profughi durante la Prima Guerra Mondiale, e abita a Farra d’Isonzo in via Verdi 14 fino alla sua scomparsa avvenuta il 20 maggio 2013.
Insegna alle scuole elementari del Goriziano (anche nel territorio che oggi si trova posizionato nello stato sloveno) dal 1938 al 1978 e, durante i quarant’anni di attività educativa, insegna musica volontariamente a tutte le classi (particolare che la maestra Anna Bombig trascrive sempre in tutti i suoi curricula durante il corso di tutta la sua carriera), partecipando a numerosi concorsi nelle province di Gorizia e Udine. Come si legge in diverse sue biografie “solo con il terremoto in Friuli del 1976 ha scoperto la sua vera identità friulana. Da allora ha iniziato a scrivere poesie e prose nella madrelingua”. Come ricorda Celso Macor, nella splendida introduzione al volume di poesie Aga di riûl del 1992, le parole della maestra sono “sentimenti che hanno la forza inarginabile dei fiumi, frammenti di un dialogo che si tormenta d’amore, e nell’amore si scompone e si ricompone, paesaggi avvampati nel magnificat della natura, nella gioia del suo trasmutarsi di meraviglia in meraviglia si alternano e si incrociano continuamente nell’intreccio fitto del colloquio di Anna Bombig con Dio e con gli uomini. Colloquio ora sommesso e sussurrato, ora gridato, ma sempre con umiltà e riserbo; parole che battono, si dissolvono e ritornano, chiarori e buio, grandezze e frantumi; e cammini all’indietro, tra le ombre care, tra illusioni e naufragi; confronto sui valori che chiedono salvezza prima che tutto venga depredato dall’incoscienza e dall’irresponsabilità. Questo è impegno civile e dolce poesia insieme”.
Anna Bombig è stata infatti una portentosa scrittrice di saggi storici ma soprattutto di composizioni in versi: i testi delle sue liriche sono stati fonte di ispirazione per tanti musicisti come Cecilia Seghizzi, don Narciso Miniussi, don Stanko Jericijjo e Giovanni Mazzolini. Le sue poesie riflettevano lo spirito e la vita della popolazione e anche su questo aspetto Celso Macor ben coglie alcuni spunti di riflessione sulla liricità delle poesie della maestra che hanno radici molto profonde nel territorio e nella società:“c’è un altro valore ancora nelle poesie e nelle prose di Anna Bombig. Ed è il linguaggio. Che non è solo il friulano, ma è la parlata materna, un sonziaco che si contorna meglio tra i confini di Farra. Non è solo un atto di autoctonia, un voler essere se stessa nella voce che dialoga con gli altri, ma è riposta senza intermediarietà artificiose alla musica di dentro, al sentimento passato nelle radici e raccolto negli echi delle voci care, con i segni dell’appartenenza alla storia, vissuta con la propria gente”.
Ma Anna Bombig è stata soprattutto “La Maestra”, questo titolo la inorgogliva, e Macor ne dà una lettura molto attenta e personale: “la maestra è un’altra delle figure che fanno da tornante dell’itinerario poetico di Anna Bombig. È stata la pagina della vita ed è stata anche questa una pagina d’amore. Ricambiato del resto, specialmente da chi ha più di cinquant’anni ed ha vissuto un tempo in cui quella donna dolce ed affettuosa ti era ogni giorno accanto, a guidarti la mano nella prima scrittura,a insegnarti a cantare, ad accenderti nel cuore le prime risposte al mondo. E ti restano dentro per sempre due occhi affettuosi, ti resta quel verbo incancellabile che scendeva dalla cattedra a insegnarti quel che vale sempre. E porti, sulle mani cresciute, macchie d’inchiostro che il tempo non farà sparire mai del tutto. In quei piccoli banchi neri ti si sono scolpiti i punti fermi, i proverbi dell’antica saggezza, rime mai scordate del comune patrimonio poetico, solfeggi rimasti incantati nella lontananza”. Fu un’insegnante ed educatrice di intere generazioni di alunni che hanno visto in lei l’esempio di una persona tutta d’un pezzo, nella sua dirittura morale e forte della sua cultura permeata di alti valori e di profonda condivisione di fede.
Anche il canto è stato al centro dei suoi insegnamenti e della sua lunga vita, come si legge spesso nelle sue biografie notiamo che è stata la maestra del coro femminile parrocchiale di Farra per numerosi lustri e che ha partecipato a diversi concorsi con le scuole elementari. Un ricordo di questa sua passione viene dato dal direttore del settimanale diocesano “Voce Isontina” Mauro Ungaro, che nell’articolo di commiato la ricorda proprio per la sua voce: “per capire Anna Bombig bisognava sentirla cantare. Pareva impossibile che da quella figura così minuta, apparentemente fragile, potessero uscire note di tonalità così intensa. Per questo si rimaneva colpiti quando, fosse in una celebrazione liturgica o in un momento conviviale di allegria, intonava i canti della tradizione religiosa o di quella popolare, trascinando le altre voci in cori che sapevano raccontare l’anima e la tradizione di un popolo”.
Il suo nome è presente anche fra le stelle. Un asteroide, scoperto nel 1997 dall’Osservatorio di Farra, porta il suo nome.
La maestra ha raccontato la storia di un popolo e di un territorio e ha custodito questi scritti con attenzione e come Celso Macor afferma: “Sarà, per chi leggerà questi versi tra cinquanta, cent’anni, un ritorno alle radici perdute, un bagliore di passato che darà una luce diversa ad una gente sconfitta dal grigiore dell’omologazione. Forse. E forse no. Forse nella nuova era resisterà ancora l’anima friulana, resterà qualche frammento, qualche vago suono della lingua. Ed anche queste pagine di Anna Bombig, chissà, potranno essere una piccola polla perché il fiume sopravviva”.
Con questo pensiero “rubato” mai dimenticato Celso Macor, anche noi ci auguriamo che queste liriche e prose, in un friulano musicale e garbato, siano una cara e preziosa eredità per il Goriziano.
Alcune annotazioni cronologico – biografiche
La sua biografia si apre sempre con la precisazione che “ha insegnato canto corale in tutte le sedi scolastiche a cui è stata indirizzata”, partecipando già nel 1952 a concorsi dedicati alle scuole elementari anche a Udine;
dal 1965 al 1980 dirige il coro parrocchiale femminile di Farra e tiene concerti a Gorizia per vari enti benefici;
nel 1967 ottiene il diploma di perfezionamento nel Centro Didattico Nazionale Studi e Documentazioni di Firenze con sede a Udine;
nel 1970 vince il secondo premio al Concorso di cori scolastici a Gradisca d’Isonzo;
dal 1979 assume incarichi di carattere culturale ed assistenziale nel Comune di Farra: è membro del Consiglio dell’associazione musicale, della vigilinza sulle attività culturali, della Biblioteca, della Direzione del museo della civiltà contadina, del Consiglio di amministrazione della chiesa parrocchiale;
nel 1984 cura il catalogo Vecchie immagini di Farra, Mainizza e Villanova, edito dall’Amministrazione Comunale di Farra;
nel 1985 cura la storia della scuola di musica di Farra d’Isonzo;
dal 1987 è membro del Consiglio generale della Società Filologica Friulana;
nel 1987 partecipa al concorso di poesia del Circolo “Ippolito Nievo” di Grado con la poesia Soi un frosc che è stata pubblicata nel libro: Premio di poesia “Grado ‘87”;
nel 1988 cura il volume Farra e le sue Chiesette edito dalle Arti Grafiche Campestrini e pubblicato dall’Amministrazione comunale di Farra; partecipa con una testimonianza al volume dedicato a monsignor Francesco Spessot a dieci anni dalla scomparsa;
dal 1988 al 2008 cura le biografie, in versi friulani o in prosa nella sua marilenghe, degli insigniti (personalità o istituzioni) del Premio San Rocco il giorno della Festa del Ringraziamento;
nel 1989 partecipa alla mostra “Come giocavamo” allestita nella villa De Brandis a San Giovanni al Natisone con due composizioni dedicate ai bambini Lusignuta e La Suriuta pubblicate nell’Antologia poetica sui giochi Soreli e ploe – Le Marasche. Nello stesso anno ha scritto per “Iniziativa Isontina” Giochi di un tempo a Farra e nel Friuli goriziano e per il “Friûl di soreli jevât” Volti del mondo culturale Gradiscano: Aurelio Bombi, Igino Valdemarin, Pietro Odorico.
nel 1992 pubblicata il volume di poesie in friulano Aga di riûl edito dall’Amministrazione comunale di Farra;
nel 1993 pubblica nel Catalogo del Museo della civiltà contadina di Farra “Il Museo di Documentazione della Civiltà Contadina di Farra” La vita familiare nell’ambiente contadino del territorio di Farra d’Isonzo;
nel 1996 cura la lingua friulana di Sergio Zuccolo nel suo libro Da Celti a Friulani;
nel 1998 realizza un DVD con le alunne dell’Istituto Magistrale dal tiutolo “La quiete è finita” sul volontariato nella zona di confine;
nel 1999 per la tradizionale “Frae de Vierte”, tenutasi a Farra d’Isonzo, tiene la prolusione sulle Tradizioni popolari del Friuli orientale, il caso di Farra e dintorni;
nel 2000 con la poesia Ultins Morârs, musicata da don Stanko Jericijo, il coro Sant’Ignazio vince il primo premio al “Festival 2000” di Cormòns; cura la prefazione per il libro sui 25 anni della scuola di musica di Farra; cura la prefazione del concorso di poesia in lingua friulana “Concors Bressan 30° Edizion” edito dal Comune di Fiumicello; cura con don Luigi Tavano il volume Suor Maria Maddalena di Gesù; Un’originale istituzione a Farra: le Poverelle di s. Caterina da Siena (1648 – 1742) edito dall’Amministrazione comunale di Farra; appare sull’Antologia Il mulin de fantasie del professore Eraldo Sgubin un lusinghiero profilo sulla personalità poetica e culturale di Anna Bombig;
nel 2001 per i vent’anni del Kulturni Dom di Gorizia cura la traduzione in lingua friulana di numerose liriche di autori sloveni;
nel 2002 traduce in friulano l’opuscolo Lucinico dell’Associazione culturale “La Primula”; traduce in friulano il lavoro di Liviana Persoglia per il libro di Vlado Klemš Lucinis, Podgora, Standrež;
nel 2003 pubblica un intervento in lingua friulana nel volume dedicato ai 100 anni della Cassa Rurale di Farra;
nel 2004 in occasione dei 40 anni del settimanale “Voce Isontina” riceve dall’Arcivescovo Dino De Antoni la medaglia dedicata ai 250 dell’Arcidiocesi di Gorizia;
nel 2005 riceve al concorso di poesia friulana di Pagnacco il primo premio e la medaglia del Presidente con la lirica Buera, musicata da Gianna Visintin; riceve a Rive d’Arcano il primo premio “Merit Furlan” dalla giuria presieduta dal poeta Domenico Zanier; presenta a Palazzo Belgrado a Udine “Il Strolic” edito dalla Società Filologia Friulana;
nel 2006 su Tele Pordenone interviene in più puntate nel programma “Incontri con l’autore”;
nel 2007 ottine il titolo di “Socio Emerito” della Società Filologica Friulana; pubblica il volume Li’ nês stagjons edito dal Comune di Farra e dalla Società Filologica Friulana;
nel novembre del 2008 partecipa alla festa del Ringraziamento di San Rocco, dove dedica la sua ultima lirica, scritta per l’occasione, alla presidente del Centro per le Tradizioni Edda Polesi Cossàr;
dal 2009 – 2011 continua la sua attività di collaboratrice con il settimanale diocesano “Voce Isontina”.
Anna Bombig nasce il 4 luglio del 1919 a Firenze da genitori friulani, profughi durante la Prima Guerra Mondiale, e abita a Farra d’Isonzo in via Verdi 14 fino alla sua scomparsa avvenuta il 20 maggio 2013.
Insegna alle scuole elementari del Goriziano (anche nel territorio che oggi si trova posizionato nello stato sloveno) dal 1938 al 1978 e, durante i quarant’anni di attività educativa, insegna musica volontariamente a tutte le classi (particolare che la maestra Anna Bombig trascrive sempre in tutti i suoi curricula durante il corso di tutta la sua carriera), partecipando a numerosi concorsi nelle province di Gorizia e Udine. Come si legge in diverse sue biografie “solo con il terremoto in Friuli del 1976 ha scoperto la sua vera identità friulana. Da allora ha iniziato a scrivere poesie e prose nella madrelingua”. Come ricorda Celso Macor, nella splendida introduzione al volume di poesie Aga di riûl del 1992, le parole della maestra sono “sentimenti che hanno la forza inarginabile dei fiumi, frammenti di un dialogo che si tormenta d’amore, e nell’amore si scompone e si ricompone, paesaggi avvampati nel magnificat della natura, nella gioia del suo trasmutarsi di meraviglia in meraviglia si alternano e si incrociano continuamente nell’intreccio fitto del colloquio di Anna Bombig con Dio e con gli uomini. Colloquio ora sommesso e sussurrato, ora gridato, ma sempre con umiltà e riserbo; parole che battono, si dissolvono e ritornano, chiarori e buio, grandezze e frantumi; e cammini all’indietro, tra le ombre care, tra illusioni e naufragi; confronto sui valori che chiedono salvezza prima che tutto venga depredato dall’incoscienza e dall’irresponsabilità. Questo è impegno civile e dolce poesia insieme”.
Anna Bombig è stata infatti una portentosa scrittrice di saggi storici ma soprattutto di composizioni in versi: i testi delle sue liriche sono stati fonte di ispirazione per tanti musicisti come Cecilia Seghizzi, don Narciso Miniussi, don Stanko Jericijjo e Giovanni Mazzolini. Le sue poesie riflettevano lo spirito e la vita della popolazione e anche su questo aspetto Celso Macor ben coglie alcuni spunti di riflessione sulla liricità delle poesie della maestra che hanno radici molto profonde nel territorio e nella società:“c’è un altro valore ancora nelle poesie e nelle prose di Anna Bombig. Ed è il linguaggio. Che non è solo il friulano, ma è la parlata materna, un sonziaco che si contorna meglio tra i confini di Farra. Non è solo un atto di autoctonia, un voler essere se stessa nella voce che dialoga con gli altri, ma è riposta senza intermediarietà artificiose alla musica di dentro, al sentimento passato nelle radici e raccolto negli echi delle voci care, con i segni dell’appartenenza alla storia, vissuta con la propria gente”.
Ma Anna Bombig è stata soprattutto “La Maestra”, questo titolo la inorgogliva, e Macor ne dà una lettura molto attenta e personale: “la maestra è un’altra delle figure che fanno da tornante dell’itinerario poetico di Anna Bombig. È stata la pagina della vita ed è stata anche questa una pagina d’amore. Ricambiato del resto, specialmente da chi ha più di cinquant’anni ed ha vissuto un tempo in cui quella donna dolce ed affettuosa ti era ogni giorno accanto, a guidarti la mano nella prima scrittura,a insegnarti a cantare, ad accenderti nel cuore le prime risposte al mondo. E ti restano dentro per sempre due occhi affettuosi, ti resta quel verbo incancellabile che scendeva dalla cattedra a insegnarti quel che vale sempre. E porti, sulle mani cresciute, macchie d’inchiostro che il tempo non farà sparire mai del tutto. In quei piccoli banchi neri ti si sono scolpiti i punti fermi, i proverbi dell’antica saggezza, rime mai scordate del comune patrimonio poetico, solfeggi rimasti incantati nella lontananza”. Fu un’insegnante ed educatrice di intere generazioni di alunni che hanno visto in lei l’esempio di una persona tutta d’un pezzo, nella sua dirittura morale e forte della sua cultura permeata di alti valori e di profonda condivisione di fede.
Anche il canto è stato al centro dei suoi insegnamenti e della sua lunga vita, come si legge spesso nelle sue biografie notiamo che è stata la maestra del coro femminile parrocchiale di Farra per numerosi lustri e che ha partecipato a diversi concorsi con le scuole elementari. Un ricordo di questa sua passione viene dato dal direttore del settimanale diocesano “Voce Isontina” Mauro Ungaro, che nell’articolo di commiato la ricorda proprio per la sua voce: “per capire Anna Bombig bisognava sentirla cantare. Pareva impossibile che da quella figura così minuta, apparentemente fragile, potessero uscire note di tonalità così intensa. Per questo si rimaneva colpiti quando, fosse in una celebrazione liturgica o in un momento conviviale di allegria, intonava i canti della tradizione religiosa o di quella popolare, trascinando le altre voci in cori che sapevano raccontare l’anima e la tradizione di un popolo”.
Il suo nome è presente anche fra le stelle. Un asteroide, scoperto nel 1997 dall’Osservatorio di Farra, porta il suo nome.
La maestra ha raccontato la storia di un popolo e di un territorio e ha custodito questi scritti con attenzione e come Celso Macor afferma: “Sarà, per chi leggerà questi versi tra cinquanta, cent’anni, un ritorno alle radici perdute, un bagliore di passato che darà una luce diversa ad una gente sconfitta dal grigiore dell’omologazione. Forse. E forse no. Forse nella nuova era resisterà ancora l’anima friulana, resterà qualche frammento, qualche vago suono della lingua. Ed anche queste pagine di Anna Bombig, chissà, potranno essere una piccola polla perché il fiume sopravviva”.
Con questo pensiero “rubato” mai dimenticato Celso Macor, anche noi ci auguriamo che queste liriche e prose, in un friulano musicale e garbato, siano una cara e preziosa eredità per il Goriziano.
Alcune annotazioni cronologico – biografiche
La sua biografia si apre sempre con la precisazione che “ha insegnato canto corale in tutte le sedi scolastiche a cui è stata indirizzata”, partecipando già nel 1952 a concorsi dedicati alle scuole elementari anche a Udine;
dal 1965 al 1980 dirige il coro parrocchiale femminile di Farra e tiene concerti a Gorizia per vari enti benefici;
nel 1967 ottiene il diploma di perfezionamento nel Centro Didattico Nazionale Studi e Documentazioni di Firenze con sede a Udine;
nel 1970 vince il secondo premio al Concorso di cori scolastici a Gradisca d’Isonzo;
dal 1979 assume incarichi di carattere culturale ed assistenziale nel Comune di Farra: è membro del Consiglio dell’associazione musicale, della vigilinza sulle attività culturali, della Biblioteca, della Direzione del museo della civiltà contadina, del Consiglio di amministrazione della chiesa parrocchiale;
nel 1984 cura il catalogo Vecchie immagini di Farra, Mainizza e Villanova, edito dall’Amministrazione Comunale di Farra;
nel 1985 cura la storia della scuola di musica di Farra d’Isonzo;
dal 1987 è membro del Consiglio generale della Società Filologica Friulana;
nel 1987 partecipa al concorso di poesia del Circolo “Ippolito Nievo” di Grado con la poesia Soi un frosc che è stata pubblicata nel libro: Premio di poesia “Grado ‘87”;
nel 1988 cura il volume Farra e le sue Chiesette edito dalle Arti Grafiche Campestrini e pubblicato dall’Amministrazione comunale di Farra; partecipa con una testimonianza al volume dedicato a monsignor Francesco Spessot a dieci anni dalla scomparsa;
dal 1988 al 2008 cura le biografie, in versi friulani o in prosa nella sua marilenghe, degli insigniti (personalità o istituzioni) del Premio San Rocco il giorno della Festa del Ringraziamento;
nel 1989 partecipa alla mostra “Come giocavamo” allestita nella villa De Brandis a San Giovanni al Natisone con due composizioni dedicate ai bambini Lusignuta e La Suriuta pubblicate nell’Antologia poetica sui giochi Soreli e ploe – Le Marasche. Nello stesso anno ha scritto per “Iniziativa Isontina” Giochi di un tempo a Farra e nel Friuli goriziano e per il “Friûl di soreli jevât” Volti del mondo culturale Gradiscano: Aurelio Bombi, Igino Valdemarin, Pietro Odorico.
nel 1992 pubblicata il volume di poesie in friulano Aga di riûl edito dall’Amministrazione comunale di Farra;
nel 1993 pubblica nel Catalogo del Museo della civiltà contadina di Farra “Il Museo di Documentazione della Civiltà Contadina di Farra” La vita familiare nell’ambiente contadino del territorio di Farra d’Isonzo;
nel 1996 cura la lingua friulana di Sergio Zuccolo nel suo libro Da Celti a Friulani;
nel 1998 realizza un DVD con le alunne dell’Istituto Magistrale dal tiutolo “La quiete è finita” sul volontariato nella zona di confine;
nel 1999 per la tradizionale “Frae de Vierte”, tenutasi a Farra d’Isonzo, tiene la prolusione sulle Tradizioni popolari del Friuli orientale, il caso di Farra e dintorni;
nel 2000 con la poesia Ultins Morârs, musicata da don Stanko Jericijo, il coro Sant’Ignazio vince il primo premio al “Festival 2000” di Cormòns; cura la prefazione per il libro sui 25 anni della scuola di musica di Farra; cura la prefazione del concorso di poesia in lingua friulana “Concors Bressan 30° Edizion” edito dal Comune di Fiumicello; cura con don Luigi Tavano il volume Suor Maria Maddalena di Gesù; Un’originale istituzione a Farra: le Poverelle di s. Caterina da Siena (1648 – 1742) edito dall’Amministrazione comunale di Farra; appare sull’Antologia Il mulin de fantasie del professore Eraldo Sgubin un lusinghiero profilo sulla personalità poetica e culturale di Anna Bombig;
nel 2001 per i vent’anni del Kulturni Dom di Gorizia cura la traduzione in lingua friulana di numerose liriche di autori sloveni;
nel 2002 traduce in friulano l’opuscolo Lucinico dell’Associazione culturale “La Primula”; traduce in friulano il lavoro di Liviana Persoglia per il libro di Vlado Klemš Lucinis, Podgora, Standrež;
nel 2003 pubblica un intervento in lingua friulana nel volume dedicato ai 100 anni della Cassa Rurale di Farra;
nel 2004 in occasione dei 40 anni del settimanale “Voce Isontina” riceve dall’Arcivescovo Dino De Antoni la medaglia dedicata ai 250 dell’Arcidiocesi di Gorizia;
nel 2005 riceve al concorso di poesia friulana di Pagnacco il primo premio e la medaglia del Presidente con la lirica Buera, musicata da Gianna Visintin; riceve a Rive d’Arcano il primo premio “Merit Furlan” dalla giuria presieduta dal poeta Domenico Zanier; presenta a Palazzo Belgrado a Udine “Il Strolic” edito dalla Società Filologia Friulana;
nel 2006 su Tele Pordenone interviene in più puntate nel programma “Incontri con l’autore”;
nel 2007 ottine il titolo di “Socio Emerito” della Società Filologica Friulana; pubblica il volume Li’ nês stagjons edito dal Comune di Farra e dalla Società Filologica Friulana;
nel novembre del 2008 partecipa alla festa del Ringraziamento di San Rocco, dove dedica la sua ultima lirica, scritta per l’occasione, alla presidente del Centro per le Tradizioni Edda Polesi Cossàr;
dal 2009 – 2011 continua la sua attività di collaboratrice con il settimanale diocesano “Voce Isontina”.
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